J. Basler, il fervore dell'autenticità

Volevo domandarle che cos´è l´arte. A questa domanda il filosofo americano Nelson Godman aveva sostituito "Quando c´è arte ?" "E secondo lei ?"

Vorrei prima di tutto parlare degli artisti. Penso che gli artisti in rapporto alla società sono quello che i microbi e i batteri sono nella vita: indispensabili. Noi li crediamo inutili tutti lottano contro di loro, ma senza di essi la vita non sarebbe possibile. L'arte, ci rifletto da più' di quarant'anni. Per me è qualcosa di soggettivo, che esce dalle mie viscere e che diventa tale una volta venduta. Tanto più che considero ogni vendita di un'opera d'arte un miracolo.

Sarebbe l'atto dell'acquisto che definirebbe l'arte?

In un certo senso, un libro non letto o una musica non ascoltata non esistono, lo stesso è per una scultura: solo quando qualcuno compera, l'opera è compiuta. Fino a quel punto il ciclo non è completato. Certo mentre creo ho l'impressione di fare arte, sono pervaso dall'angoscia dell'artista, passo dall'euforia allo scoraggiamento, ma alla fine è come la vede il pubblico che fà l'opera d'arte.

Torniamo all'artista nella società, che ruolo ha?

Se aboliamo tutta la letteratura, la musica e ogni creazione plastica, vedremmo come si potrebbe vivere.

In materia artistica il parlare ha un grande rilievo, l'arte deve veicolare un messaggio?

Si e no. L'opera, qualsiasi sia, può in se trasmettere un messaggio soggettivo e pieno di emozioni. È solo lei che si esprime. Ciò detto, secondo me, nell'arte contemporanea il parlare è troppo spesso più importante dell'opera stessa.

Ma l'artista può prendere posizione e anche denunciare?

Certamente, infatti da più di dieci anni rifletto su una scultura che si intitolerà "in nome di" Da quando l'uomo esiste cosa non è stato fatto "In nome di"? sarà realizzata entro 2 anni, ma per ora le mie idee mancano di semplicità.

La semplicità come condizione necessaria alla comprensione o alla bellezza?

Per quel che mi riguarda, meno rifletto meglio è. Più faccio il vuoto, osservo e ascolto la natura, migliore sarà il mio lavoro. Se qualcuno guarda per dieci secondi una delle mie sculture senza pensare, ritengo di essere riuscito nel mio messaggio.

Un'opera riflette il suo autore e lo nutre. In che misura le sue sculture hanno contribuito alla sua personalità?

Balthus diceva: "molti fanno della pittura, ma ci sono pochi pittori". E' compito di ogni artista essere sincero e non creare per vendere; questo è difficile per tutti gli artisti, anche per i più celebri. Per quel che mi riguarda, senz'altro non sarei diventato quello che sono senza la scultura-della quale vivo da trentacinque anni - lei mi ha costruito in maniera dialettica: l'ho costruita tanto quanto lei mi ha costruito.

Che posto ha il dubbio nel suo lavoro?

Circa il cinquanta per cento, nel senso che non sono mai contento di una scultura, anche se mi capita di vedere le mie sculture realizzate molto tempo fà con una certa soddisfazione. Quando sono nel mio studio, cerco di creare senza ripetermi, dubito sempre.

Ma veramente si crea?

No! reinventiamo quello che già sappiamo; in base al passato e a tutto quello che si è già visto, letto o sentito. Io non credo al "genio". Per esempio, Giacometti, con la sua opera "Homme qui marche" non esisterebbe senza gli etruschi. E ciò è normale.

E il posto dell'azzardo?

È sempre presente nella vita di ciascuno e c'è anche nelle creazioni dell'artista. Quando comincio con una scultura parto sempre da una idea, ma in seguito l'azzardo del creare sostituisce l'idea. Al di fuori della grandezza è sempre la scultura che mi guida, che è il padrone.

"Ogni opera d'arte è autobiografica. La perla è autobiografia dell'ostrica" ha dichiarato il regista Federico Fellini. Nonostante ciò, è un granello di sabbia a provocare l'attività perlifera dell'ostrica. Qual'è il suo motore?

Ho fatto un tirocinio da decoratore presso un padrone che, quando avevo quindici anni, mi ha subito insegnato a saldare e l'ho adorato. Da allora per me la "creazione" è un vero piacere, per non dire un bisogno. Dopo una settimana di vacanza devo rimettermi a lavorare. La cosa più' importante non è di avere delle idee ma di eliminare le meno buone. In quanto alla parte autobiografica, questa è sempre presente. Non si può sfuggire a se stessi.

Dopo diversi anni consacrati solo all'astratto, che d'altronde lei continua a esplorare, è tornato alla figura umana; certo con una rappresentazione meno torturata. Chi fra l'arte e l'artista ha placato l'altro?

Dopo otto anni, influenzato dalla società (l'artista è una spugna), ho smesso di raffigurare il corpo umano, per ritornarci in una maniera più' sobria. La scultura forse mi ha calmato. Ho sessantasei anni e di conseguenza vedo le cose e vivo diversamente che a trent'anni. Sono meno torturato, le mie sculture lo riflettono.

 

Idee raccolte a Rue (Svizzera), il 6 maggio 2008 da Jef Gianadda